E’ iniziata con un sopralluogo “residenziale” di due giorni, in cui la maggior parte degli artisti coinvolti hanno cercato un’empatia con lo spazio e la sua memoria.
È iniziando a vivere l’incanto che si può parlare di incanto in una concezione del fare artistico in cui dominano il dialogo, il confronto, l’esperienza diretta e la relazione con il luogo.
L’obiettivo è infatti quello di una “mostra” non di opere in senso stretto ma piuttosto di operazioni che hanno nelle opere un tramite.
In tale prospettiva la ricerca della relazione con il luogo e la sua valle ha iniziato a disegnare due approcci, uno prevalentemente centrato sull’ambiente considerato nelle sue particolarità fisiche, l’altro più orientato a considerare la fabbrica in quanto spazio delle persone dove emergono le tracce di una storia.
L’esito sono progetti che si stanno misurando con la possibilità di riscoprire i canti locali, come la Sgarida, che veniva usata per i contatti interpersonali; altri che mettono in gioco la gente della valle attraverso il prestito dei loro indumenti. O altri ancora che stanno pensando di valorizzare la storia intima del pensionato, oggi “foresteria” dove alloggiavano le operaie; o che riflettono sul lavoro e le sue condizioni irrigidite nelle regole dei contratti.
Ma lo spessore della storia, fuori da una dimensione cronachistica e didascalica, si percepisce attraverso la capacità di sviluppare uno sguardo “altro” e in questa direzione vanno interventi che stanno sperimentando le possibilità di altererare la percezione dello spazio relazionandosi strettamente con le sue qualità fisiche,come la regolarità delle colonne, l’orizzonte disegnato dalle zoccolature dei muri perimetrali, ecc. L’incanto diventa la capacità di acuire lo sguardo e di disporsi a vivere la “meraviglia” come forma di estraordinarietàdell’ordinario.
Così considerata, una “mostra” non è un semplice allineamento di opere ma una sorta di organismo che cresce quasi naturalmente alla ricerca di un suo equilibrio che, se riesce, corrisponde ad una nuova attribuzione di senso al luogo; ad un “riuso” orientato a favorire per tutti, e per gli abitanti della valle soprattutto, nuove forme di consapevolezza.