« Torna a Prossimi eventi

IMG_4997_LOW
43322932_10216041923308481_4073848360828665856_n

BigTato e MrPlustik, writers ticinesi,  hanno gentilmente con la collaborazione di Artrust di Melano, offerto di prestare i loro caratteri, in senso sia grafico sia personale, per trascrivere su pannelli una lista di nomi di artisti seguendo le indicazioni di Aldo Runfola relative a numero dei nomi, colori da impiegare e posizione generale dei caratteri.

“Osservando un quadro di Christopher Wool mi sono chiesto: sarà bello anche un quadro dove compare il suo nome? Riuscirei attraverso il nome ad assorbire l’aura di magia e bellezza che i “quindici minuti di celebrità” gli conferiscono?
La risposta è sì. Ma non solo magia e bellezza sono all’origine di questa serie di lavori, anche la condizione dell’artista. Mai furono tanto numerosi, mai, né in questa misura, fu l’arte una professione per cui sgomitare e farsi largo di provocazione in provocazione per aver successo, nuova categoria del pensiero. E infine l’aspetto per me più irritante: l’alta considerazione in cui la società in generale sembra tenere l’arte e di conseguenza il ruolo dell’artista.
Si immagini che la massa viva in una nebbia che non le consente di distinguere altro se non i mezzi per la sopravvivenza, ecco dunque l’artista, fonte di luce, indicare la via di una vita (spirituale) più ricca; guardiani della verità o casta sacerdotale, gli artisti contribuirebbero a farci più liberi e consapevoli.
Questi motivi, quasi un ritornello o refrain, tornano di continuo nel mio lavoro, ma non si tratta di imbastire una polemica che non interessa nessuno, quanto piuttosto di liberare l’attività che porta il nome di arte da questi vecchi schemi, da qui il titolo The last wall, a beneficio di una visione indifferente ai destini e tuttavia aperta all’altro.”

Aldo Runfola

I NOMI
In un recente numero del New Statesman è stata pubblicata una lettera in cui John Berger, parla a Rosa Luxemburg, la rivoluzionaria scrittrice socialista e filosofa uccisa nel 1919. Non solo parla a lei, ma parla con lei, attraverso alcuni stralci delle sue lettere, spesso scritte durante i periodi di prigionia:  “La libertà”, ci ricorda Berger “è sempre la libertà di chi la pensa diversamente”. Berger nell’articolo descrive per lei una forma di libertà: “Nessuna pagina e nessuna delle celle in cui ti hanno ripetutamente rinchiusa è mai riuscita a contenerti”. Vuole mandarle anche un regalo, una scatola di cartone con sopra stampati degli uccelli e delle parole; una scatola, dice la scritta, di “uccelli canterini”.
Parlare o scrivere delle opere di Aldo Runfola è parlare o scrivere di  una forza solipsistica, di un artista che insiste sull’importanza di tenere gli occhi aperti, di ricalibrare e rienergizzare il pensiero, il sentire, la capacità di ‘tenere’ un atteggiamento di estrema radicalità, di estrema coerenza in un tempo che incoraggia a girarsi dall’altra parte o a guardare solo le immagini riflesse che creano potere e producono ricchezza. Per Runfola, l’atto estetico, l’arte stessa, è sempre immersa in un dialogo su più fronti, un atto che implica la messa in discussione della forma e della configurazione prestabilita delle cose e dei concetti.
Attraverso le opere di Aldo Runfola  è un po’ come scoprire cos’è l’arte, qual è il significato del fare arte, è come guardare e vedere le cose ingrandite spontaneamente. Runfola parla della presenza attiva della parola arte , quella parte del visibile che non ci era destinata. Forse destinata agli uccelli notturni, ai ribelli, ai visionari, ai poeti… Attraverso il suo fare Runfola, indica il punto di vista sull’invisibilità che prevede sempre l’esclusione. Per Runfola è l’atto di trascendere noi stessi l’atto artistico.
Francesca Alfano Miglietti, 2018

Aldo Runfola
Nasce a Palermo (1950), vive a Berlino. Studia filosofia presso l’università Statale di Milano; si definisce anti umanista in prestito alle arti visive. Usa mezzi espressivi diversi, dal video ai ricami di grande formato, esposti in mostre personali e collettive a partire dal 1984. Affascinato e nello stesso tempo sospettoso tanto delle immagini quanto delle parole, concepisce l’arte come una diagnostica sullo stato di salute delle immagini e delle parole. È impegnato attualmente in un nuovo progetto a proposito di ciò che è vivo e ciò che è morto nell’arte.

PHOTO-2018-09-28-13-15-04IMG_7372IMG_7373

PHOTO-2018-09-28-13-14-06

 

43318062_10216041922068450_8076976838133415936_n